Siamo in Italia, a Bondeno di Ferrara, all’interno del Duomo. Tre anni fa, in questo paese, il terremoto ha compromesso gravemente la sicurezza di molti edifici, tra cui questa Chiesa della Natività. Dopo l'intervento edile e antisismico, oggi inizia la riqualificazione architettonica e artistica. Questa fase della lavorazione fino al suo compimento è affidata a tre donne: Roberta Baruffaldi , Daniela Baraldi e Ilaria Cavallari, esperte del settore e con un percorso professionale di tutto riguardo, sono incaricate di riportare alla luce le bellezze della chiesa. Donne emiliane che il terremoto l'hanno vissuto personalmente, perché vivono e lavorano nel territorio colpito dal sisma.
Si lavora tra 0 e 20 metri di altezza. Roberta è impegnata in una attenta analisi della stratigrafia, che rivela tre livelli di decorazioni sovrapposte. L'edificio verrà recuperato in veste integrale, ma si tratterà di un lavoro lunghissimo, che prevede il consolidamento strutturale degli intonaci e della loro adesione al mattone, mediante un gran numero di iniezioni.
I principali attrezzi in questo stadio di avanzamento del cantiere sono il bisturi, il martello e la siringa. Mi rendo conto che la cura, la passione e la pazienza che le tre donne mettono nel loro lavoro devono essere necessariamente accompagnate da una pragmatica visione complessiva. Serve metodo e una buona gestione del personale. La prima fase richiede una maggiore specializzazione, successivamente serviranno prestazioni sempre più semplici, ideali per chi vorrà avvicinarsi a questo lavoro o per chi ha meno esperienza.
Le tre donne mi raccontano che quando hanno iniziato la loro carriera si lavorava molto, e questo ha permesso loro di accumulare esperienza e competenze; poter lavorare in cantiere è fondamentale per la crescita professionale, e tutti questi anni di crisi non aiutano le nuove generazioni. Per loro e per la popolazione terminare questo lavoro è importante, come primo esempio di recupero architettonico totale dopo il sisma. Mi dicono: "L'idea di raggiungere l'obbiettivo ci porta ad avere una grande soddisfazione anche nei lavori più pesanti e in condizioni spesso difficili, quasi esclusivamente in quota, tra polvere e temperature estreme". Proseguono dicendomi che “è bellissimo portare alla luce ciò che prima non si vedeva. E fa molto piacere sentirci dire “non pensavo che il lavoro potesse riuscire così bene".